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Il Castello dei Destini Incrociati

Antonio Lengua è cresciuto artisticamente ad Avellino, dove assieme a suo fratello, affermato scultore, fonda lo "Studio Sette" (Gruppo Irpino), che diviene un punto di riferimento per i pittori e gli intellettuali locali.
In seguito viaggia a lungo stabilendosi per alcuni anni in Scandinavia. Dal 1986, infine, vive a San Marino.

Il suo percorso artistico da autodidatta risente, indubbiamente, di questi poli opposti sperimentati attraverso il viaggio. Il caldo e il freddo caratterizzano, infatti, la scelta della gamma cromatica e hanno trasformato la sua pittura da gesto primario, a pittura metafisica e archetipica.
L'istintività iniziale tradotta più nella materia che nelle forme, ha lasciato il posto alla riflessione e alla ricerca di immagini inconsce, di luoghi della mente.
Nelle sue rappresentazioni si rinuncia alla realtà, ma non alla figurazione.
Come se in De Chirico si recupera la scatola prospettica, per creare lo sfondo in cui collocare presenze fito e biomorfe.
La pittura per Antonio Lengua si pone tra la pratica psicoanalitica e quella zen; essa riordina i ricordi, traduce in immagini ansie e aspettative, rimanendo al contempo il medium per una ricerca intellettuale personale. La figura umana senza volto o comunque dai connotati non riconoscibili è il leitmotiv dei suoi quadri. Il corpo diventa luogo espandibile, i moti dell'animo si materializzano creando metamorfosi fisiche, come se si trattasse di sculture del loro farsi.
Ogni soggetto, poi, viene collocato in contesti mitici, la sua è una mitologia della contemporaneità che risente dell'afflato fantascientifico. Il polo secondario e cioè l'insieme degli oggetti quotidiani che ci circondano, si trasforma in elementi fortemente geometrici e dinamici di futuristica memoria. In diversi esempi è presente il motivo della gradinata, percorsa da individui solitari mutanti, piegati nel loro incedere, come rivisitate rappresentazioni i Sisifo. La salita non presuppone un innalzamento, ma un inesorabile tentativo volto alla disfatta.
I personaggi dell'immaginario di questo artista, generano un senso di solitudine, raramente il loro avanzare si fa passeggiata, apertura verso un orizzonte futuro. Si assiste prevalentemente ad una fuga di fronte alla città Moloch, i cui edifici si tramutano talora in enigmatiche sfingi.
Le rappresentazioni di incontri sono spesso accompagnati da una dipartita, oppure si risolvono in grottesche sopraffazioni.
In alcune opere si partecipa a fenomeni collettivi, tuttavia questa strana umanità, munita di corpi contundenti, pare riunirsi solamente in momenti estremi di attacco o difesa. Questo tipo di ricerca, sia formalmente che contenutisticamente non cavalca l'avanguardia, il si tratta piuttosto di un dialogo con il tempo e contro il tempo. Dialogo con il tempo, perché il percorso artistico di Antonio Lengua si misura deduttivamente e intuitivamente con le ricerche artistiche a lui care: Espressionismo, Cubismo, Futurismo e Metafisica.
Contro il tempo, perché non si tratta di un percorso alla ricerca della novità, bensì di una modalità soggettiva che veicola una Storia dell'Arte individualizzata, selezionata secondo i propri desideri, senza regole. Si realizza volutamente o meno un'operazione di "ripetizioni differente" del passato che diviene anche meta-arte, perché impone a chi con l'avanguardia si misura quotidianamente, questioni importanti riguardo le possibili ulteriori connotazioni di tale espressione.
Questo anacronistico grido di libertà rende la pittura diario e non pura rappresentazione, l'oggetto artistico oggetto concettuale e dialettico.
La mostra dunque, non sarà solamente una vetrina, ma si materializzerà in un' "installazione pittorica", una sorta di "quadreria" che richiama da un lato le esposizioni universali del passato, dall'altro veicola l'universo personale del pittore.
Al contempo è il risultato dell'incontro di Antonio Lengua e Annalisa Cattani, di due modi di fare arte che fondono postproduzione e intervento concettuale.
In questo senso è appropriato il titolo preso a prestito da Italo Calvino: Il castello dei destini incrociati, in cui la narrazione diventa labirinto dalle innumerevoli possibilità, come l'arte, come la vita.

Annalisa Cattani